Stanco di non sentirti ascoltato?
Parli. Ti spieghi Ripeti. Niente, ancora nulla.
Sei tentato di archiviarli sotto la voce “idioti che non capiscono”?
Fermati un attimo.
Mi capita spesso di notare che si predica molto, ma si ascolta poco. In molte conversazioni – che siano in una sala riunioni, sui social o nelle interazioni quotidiane – le persone sono impazienti di parlare, di esprimere il proprio messaggio, di far valere il proprio punto di vista. Le parole vengono lanciate come frecce al bersaglio, gli argomenti si accumulano, le voci si sovrappongono. Ma in quei momenti, in realtà, nessuno sta davvero comunicando.
La vera comunicazione inizia quando riusciamo a fermare mente e bocca abbastanza a lungo da capire le parole dell’altro. Una pausa intenzionale non è semplice silenzio: è dinamica, è un atto di riconoscimento. È come dire: Ti rispetto, rispetto il tuo punto di vista, e per me è importante capire ciò che stai dicendo. Ciò che condividi conta abbastanza da meritare la mia piena attenzione, prima che io risponda.
Essere empatici nella comunicazione non significa correggere, convincere o dimostrare chi ha ragione. Significa creare uno spazio in cui prospettive diverse possano convivere, senza competere. In quello spazio cresce la fiducia. Quando le persone si sentono comprese, si aprono naturalmente alla collaborazione — ed è così che si innesca la crescita.
Questo principio è cruciale soprattutto nei contesti professionali. Nel mio lavoro con le organizzazioni vedo spesso quanta energia si perde in cattiva comunicazione. Una negoziazione può andare a gambe all’aria perché entrambe le parti pensano solo a difendere la propria posizione invece di ascoltare. Una presentazione fallisce perché il relatore preferisce la trasmissione a senso unico di informazioni piuttosto che la connessione con il pubblico. Un team perde slancio perché il feedback si trasforma in un colpo all’ego — una critica costruttiva viene scambiata per un attacco personale.
Le dinamiche cambiano quando ascoltare diventa più importante che parlare. Non significa rinunciare al proprio punto di vista; al contrario, è ciò che dà profondità e autenticità alla comunicazione. Spesso si dimentica che è proprio l’ascolto a generare influenza. L’ascolto è la base dell’empatia, e l’empatia permette ai leader di comprendere davvero i propri team. I team guidati da leader che li ascoltano si sentono coinvolti, valorizzati, e sanno gestire i conflitti senza esasperarli.
Come communication coach, porto questo approccio nei workshop su leadership, negoziazione e dialogo interculturale. I metodi cambiano (dal role-play agli esercizi pratici), ma la base resta la stessa: comunicare in modo efficace non è una performance, è uno scambio consapevole e responsabile. È ciò che costruisce fiducia, connessione e collaborazione duratura. Le relazioni prosperano quando l’ascolto non è un’aggiunta finale, ma il punto di partenza.
In un’epoca in cui siamo circondati da un rumore costante di messaggi, la capacità di ascoltare è diventata una competenza rara — e quindi un potente elemento distintivo. Chi la sviluppa non solo entra in connessione più profonda con gli altri, ma apre anche la porta all’innovazione, alla fiducia, all’influenza e al cambiamento duraturo